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IL PAESE DEI BALOCCHI – sequestro psicologico

Balena Blu

Blue Whale, Balena Blu, “gioco” tragicamente famoso diffusosi online, che spinge all’introversione, al deprezzamento di sé stessi, e istiga al suicidio. Creato e diffusosi principalmente in Russia purtroppo ha mietuto vittime anche nel resto del mondo. Si ipotizza che la prima vittima italiana sia stato il ragazzino di Livorno che il 7 marzo si è gettato da un grattacielo di 26 piani. Questa assurda pratica prevede un percorso di 50 giorni, durante i quali la vittima, inizia un “gioco” a tappe, ognuna delle quali prevede gesti di autolesionismo e l’assoluto divieto di parlare con amici e parenti dei rituali seguiti. Queste folli regole stabiliscono come ultima tappa il suicidio. Le vittime di questo “incubo” sono ragazzi adolescenti adescati in rete e spinti a seguire questo percorso che sfrutta le loro fragilità e fa apparire la promessa della morte come una vittoria.

L’adolescenza è da sempre una fase di transizione molto particolare, in questo periodo i giovanissimi assumono atteggiamenti di chiusura nei confronti della famiglia che considerano un ostacolo alla loro emancipazione e ostentano comportamenti di sicurezza, volti a mascherare le loro debolezze e fragilità.

A minare l’insicurezza dei ragazzi concorrono, come già noto, svariati fattori, le prime esperienze affettive che possono generare delusioni emotive difficili da affrontare, l’interazione e la socializzazione con i compagni, le famiglie che sempre meno stabili contribuiscono a far sentire i giovani senza punti di riferimento e non ultima la facilità nel reperire sostanze che alterano il senso della realtà.

A tutto questo si aggiungono nuovi stimoli-destabilizzanti legati alla rete, come la socializzazione virtuale già da tempo accusata di “svuotare” i rapporti umani dal loro aspetto più profondo o di favorire la possibilità che un malintenzionato possa presentarsi nelle vesti di un “amico”.

 

Questa generazione più delle precedenti è soggetta a sentirsi senza radici, senza modelli positivi e con una sfocata e confusa percezione del futuro. Più di prima e con rinnovato impegno abbiamo il dovere di sostenere i nostri figli ed educarli a fare attenzione a chi concedono la loro fiducia tanto nella sfera quotidiana, quanto in quella virtuale. Dobbiamo spiegare loro, che è vero che possono fare le scelte che vogliono, ma che non esistono scelte senza conseguenze e diviene molto importante (a volte vitale) valutare nella giusta prospettiva le azioni che si intraprendono.

In questo panorama a volte i genitori appaiono più confusi dei figli e si trovano a dover fronteggiare le richieste di libertà e di rispetto della privacy richiesto dai ragazzi, che contrastano con la necessità di poter monitorare il movimento dei ragazzi in rete per accertarsi che non corrano pericoli o non finiscano preda di “giochi” assurdi.

Il poco tempo a disposizione e a volte la mancanza di una cultura informatica adeguata non contribuiscono a facilitare questo compito, ma difronte ai pericoli che si prospettano nella vita dei nostri ragazzi non possiamo tirarci indietro e dobbiamo per primi conoscere e dominare gli strumenti che autorizziamo i nostri figli ad utilizzare.

Organizzandosi, non è difficile procurarsi le conoscenze necessarie per imparare ad utilizzare questi strumenti eguagliando le capacità dei nostri figli. Se non riusciamo da soli, vale la pena di frequentare un corso o consultare un esperto che possa in breve tempo renderci capaci di padroneggiare gli strumenti informatici di uso quotidiano e arginare le problematiche provenienti dalla rete, permettendoci di proteggere noi e la nostra famiglia.

Essere in grado di seguire il fare dei nostri figli in rete è possibile e doveroso. Non possiamo ovviamente proibire ai nostri ragazzi l’utilizzo di questi strumenti che sono il nostro e il loro futuro, ma possiamo educarli ad un corretto utilizzo volto ad ottenere i vantaggi e le soddisfazioni che la sfera informatica può darci evitando di divenire schiavi dei nostri strumenti.

Oltre a stabilire regole precise per l’utilizzo di questi strumenti da parte dei ragazzi, possiamo già prima di consentire loro l’accesso a pc e cellulari stabilire funzioni che ci consentano, in seguito, di monitorare i loro percorsi in internet e valutare che non stiano seguendo esempi dannosi o “giochi” pericolosi. Ovviamente, anche una volta che gli strumenti sono già in mano ai ragazzi è possibile intervenire per guadagnare una posizione di supervisione adeguata alle nostre esigenze.

Se investire nell’incremento della nostra cultura informatica e metterci nella posizione di difendere noi e i nostri figli è fondamentale per affrontare il numero sempre crescente di questi fenomeni, ancora più importante è curare il più possibile il rapporto e il dialogo con i nostri figli. Aiutarli a coltivare la loro autostima evitando che possano entrare in contatto con fenomeni macabri come balena blu e che cerchino in essi il senso di comunità di cui necessitano.