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258 VOLTE AL GIORNO DOVE SEI?

Tutti noi ormai sappiamo cos’è la geolocalizzazione, cioè la possibilità di rintracciare nel modo fisico un oggetto connesso alla rete, ad esempio un cellulare, un computer o un’automobile.

Con familiarità utilizziamo i motori di ricerca, per individuare il punto più vicino a noi che ci permette di raggiungere ciò che ci interessa. Se ad esempio ci troviamo a Bologna e scriviamo su Google “cinema” avremo la lista dei cinema vicini a noi in questa città. Il sistema da solo acquisisce la nostra posizione e ci fornisce le soluzioni logisticamente più comode per noi.

Tutto questo è molto comodo, ci fa sentire di “tenere in pugno” lo spazio che circonda, e noi moderni uomini dell’era digitale sappiamo orientarci anche in luoghi mai visitati in precedenza.

Il mondo al tuo servizio con un click!! Sembrano dirci tutti i motori di ricerca e tutte le App che “gratuitamente” ci forniscono questo genere di servizi.

 

Ma la geolocalizzazione a cosa serve???

Nel migliore dei casi, altro non è che puro business!!!  Una nuova forma di pubblicità, le aziende hanno la possibilità di proporre i loro prodotti a probabili clienti. Già molto diffusi in America si stanno diffondendo anche da noi delle funzioni nei social che permettono alle aziende di proporre promozioni e offerte ad utenti che sono nelle vicinanze.

 

In realtà, però, la geolocalizzazione è molto più di questo. Un vero e proprio sistema di tracciabilità costante, che più o meno consapevoli abbiamo autorizzato.

Alla stregua di una madre oppressiva, una fidanzata gelosa o una vicina impicciona, App e Social, attraverso i nostri cellulari, rilevano la nostra posizione una media di 358 volte al giorno, quasi una volta ogni tre minuti.

Soltanto il pensiero è assurdo, come sarebbe possibile sopportare qualcuno che ogni tre minuti ci chiede dove siamo? Ma per quanto sembri ai limiti della follia, questa è la realtà dei fatti. Un gruppo di studiosi dell’Università americana Carnegie Mellon attraverso degli speciali software (installati sui cellulari di alcuni volontari) ha rilevato quante volte al giorno veniva effettuato l’accesso ai dati personali. Alcune App, come ad esempio Groupon hanno rilevato la posizione dell’utente fino 385 al giorno. E’ veramente necessario per queste App geolocalizzare l’utente al fine di quanto propongono? A che cosa serve tutta questa “monitorizzazione” di massa?

Anche in questo caso, il nostro testo è volto ad innalzare il livello di consapevolezza nell’utilizzo quotidiano degli strumenti tecnologici, in particolare dei dispositivi mobili che troppo spesso siamo portati ad utilizzare con leggerezza, senza tenere nella giusta considerazione i rischi ai quali ci esponiamo.

Come già evidenziato in precedenza la nostra “cultura informatica” può salvaguardaci da intrusioni indesiderate nella nostra vita personale.

Se non siamo proprio d’accordo a far sapere 358 volte al giorno la nostra posizione d’ora in poi saremo molto più attenti ad accettare incondizionatamente richieste di condivisione di dati provenienti dai Social o dalle App.